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ChemICare: nuove molecole per la cura di malattie genetiche rare


La Commissione Europea premia ChemICare: 50.000 euro dal programma SME Instrument di Horizon 2020

Fondata nel dicembre 2016 da un gruppo di giovani ricercatrici dell’Università del Piemonte Orientale, la startup ChemICare ha ricevuto un finanziamento da 50.000 euro nel programma Horizon 2020; un risultato frutto della collaborazione con Day One. Abbiamo incontrato il loro team.

Come e quando nasce l’idea alla base del progetto?

La nostra idea nasce nei laboratori dell’Università del Piemonte Orientale dalla collaborazione tra due gruppi di ricerca. Da un lato il gruppo chimico che sintetizza composti con una chimica molto semplice, la click chemistry, dall’altro il gruppo biologico che si occupa storicamente dello studio del ruolo dello ione calcio nella cellula. Nel 2014, da una chiacchierata in uno dei nostri laboratori, è nata l’idea di sviluppare delle molecole che potessero regolare lo ione calcio in quelle situazioni in cui un suo squilibrio è alla base della malattia. Nel giro di un anno ci siamo rese conto di aver scoperto dei composti con delle proprietà uniche e così abbiamo pensato di brevettarli e fondare ChemICare

 In cosa consiste la tecnologia che avete sviluppato?

La tecnologia di ChemICare consiste in una serie di small molecules che, grazie a come sono state progettate, riescono a interferire con uno dei meccanismi che nella cellula regola i livelli di ione calcio, il SOCE. In particolare, ostacolano questo meccanismo e rappresentano quindi un importante strumento per intervenire in tutte quelle patologie caratterizzate da un livello eccessivo di calcio nella cellula.

Quanto la vostra formazione o esperienza lavorativa precedente ha influito nella crescita del progetto d’impresa?

La nostra passione per il drug discovery è nata tempo fa, già durante il dottorato di ricerca, e ha portato a contribuire negli anni alla scoperta di prodotti che stanno ora per entrare in clinica in collaborazione con aziende farmaceutiche sia italiane che estere. Tutto ciò che abbiamo imparato dalle esperienze passate è stato poi messo in pratica in questo progetto specifico, dove per la prima volta stiamo conducendo in prima persona tutto il processo di R&D, dalla progettazione del composto al suo sviluppo preclinico.

L’incontro con Day One: come è scattata la scintilla?

Siamo venute a conoscenza di Day One durante una delle competizioni tra start up a cui ChemICare ha partecipato. Abbiamo in particolare conosciuto Valentina Giorgio che ci ha illustrato lo SME Instrument, spiegandoci anche come Day One ci avrebbe potuto aiutare. Altre start up ci hanno confermato le loro esperienze positive, e abbiamo così deciso di affidarci a Day One e al suo team.

Lavorare insieme per lo SME Instrument di Horizon 2020.
Quanto è stato utile intraprendere il percorso con chi, come Day One, ha anni di esperienza nei progetti europei per l’innovazione?

E’ stato utilissimo. In questi progetti europei non è per nulla facile orientarsi e Day One ci ha saputo accompagnare in questo percorso con estrema professionalità.

Cosa rappresenta questo traguardo per voi e quali sono gli obiettivi di business per il futuro?

Questo traguardo rappresenta per ChemICare la chiave di svolta per vari motivi. Innanzitutto, la fiducia che ci ha accordato la Commissione Europea è per noi un’iniezione di gratificazione e di ottimismo. In più, lo SME Instrument ci sta permettendo non solo di condurre lo studio di feasibility con estrema professionalità, ma anche di approfittare di un’attività di coaching da parte di professionisti del settore che inizierà proprio in questi giorni. Infine, questo traguardo sta aumentando sicuramente la visibilità e la credibilità di ChemICare in un momento in cui abbiamo anche raggiunto il proof of concept nei nostri modelli preclinici. I prossimi obbiettivi sono tanti: la stesura di una seconda domanda di brevetto, la domanda all’EMA di designazione orfana e l’avvio dello studio preclinico in GLP, a cui si aggiunge la partecipazione al bando di Fase 2.

Immaginate di avere la macchina del tempo e di viaggiare 10 anni nel futuro.
Come è cambiato il mondo grazie alla vostra idea?

Ci immaginiamo che tra 10 anni il nostro farmaco orfano sia arrivato sul mercato e pazienti che ora non possono contare su alcuna cura possano con il nostro farmaco migliorare la propria qualità di vita. Immaginiamo ad esempio che pazienti affetti da pancreatite acuta ricorrente possano assumere il nostro modulatore del SOCE ed evitare ulteriori episodi, dolore e lunghe ospedalizzazioni. Oppure ancora, immaginiamo malati di miopatia ad aggregati tubulari poter vivere una vita priva di quelle contrazioni dolorose che sono tipiche della malattia e poter al tempo stesso ritardare la degenerazione muscolare causata dagli alti livelli di calcio.

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