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Vita da Innovation Manager


Chi è, cosa fa e come si diventa un Manager dell’Innovazione?

Una nuova figura professionale, in grado di identificare il non plus ultra dell’innovazione tecnologica e di intercettare (o magari anticipare) i trend verso cui si dirige il mercato.
Una guida per PMI impegnate ad affrontare le sfide della Digital Transformation, per grandi aziende che abbracciano la filosofia dell’Open Innovation e dell’Industria 4.0 o per startup che lanciano sul mercato prodotti e servizi innovativi…
…una professionalità trasversale insomma, che unisce conoscenze tecnico-scientifiche (possibilmente nel settore industriale in cui opera) a competenze in materia economico-finanziaria, accompagnando sempre il tutto con un’abbondante dose di creatività e flessibilità necessarie per stimolare la ricerca di nuove opportunità.

Ecco chi è l’Innovation Manager. In 4 parole: think science, make business!

Andando oltre le etichette, tuttavia, c’è da sottolineare come non esista una definizione univoca e universalmente riconosciuta in quanto ogni Organizzazione si approccia (quando lo fa) in maniera diversa all’innovazione dei processi aziendali e all’Open Innovation.

Per spiegare cosa fa l’Innovation Manager e come si diventa manager dell’innovazione conosciamo meglio la quotidianità lavorativa di Valeria Guglielmotti, Innovation Manager in Day One, che pone la lente di ingrandimento sulla gestione dei processi di interazione e co-creazione tra startup high tech e grandi imprese in cerca di innovazione.

Cosa fa l’Innovation Manager: il racconto di Valeria Guglielmotti

“Dopo un percorso accademico culminato con un Dottorato di Ricerca in Scienze Chimiche, dal 2014 sono parte del team di Day One, dove svolgo innanzitutto l’attività di scouting ad ampio raggio di tecnologie (di prodotto e di processo) sviluppate da startup già costituite o da centri di ricerca universitari in grado di rispondere alle esigenze delle imprese che si sono aperte all’Open Innovation e sono interessate a conoscere ed integrare al loro interno innovazioni sviluppate fuori dai propri laboratori di R&D.

Una volta individuate le tecnologie più interessanti entro in contatto con gli startupper o i ricercatori proprietari dell’innovazione che ha catturato l’interesse di Day One; valuto in profondità il grado di innovazione tecnologica e del business potenziale e intraprendo con il team di innovatori un percorso di co-creazione che permetta di individuare una strategia per trasformare quello che è molto spesso un prototipo in un prodotto pronto per il mercato.

Il passaggio dal prototipo al prodotto in Day One avviene attraverso tre passaggi fondamentali:

1) l’END-USER VALIDATION, vale a dire l’interazione con grandi imprese che rappresentano i potenziali fruitori della tecnologia sviluppata al fine di ottenere un reale riscontro sul fatto che essa intercetti (o meno) le esigenze del mercato o, in caso contrario, raccogliere gli input giusti per poter indirizzare lo sviluppo di tale tecnologia.

2) il FUNDRAISING, che in Day One viene portata avanti sia attraverso l’individuazione di bandi pubblici nazionali ed europei (in particolar modo con il programma Horizon 2020) adatti a supportare lo sviluppo industriale delle tecnologie selezionate sia mediante fondi privati grazie al nostro network di Venture Capital.

3) il BUSINESS/PRODUCT DEVELOPMENT, attraverso il supporto che Day One offre agli innovatori (startupper, ricercatori, etc.) durante la fase di progettazione e di sviluppo sia della tecnologia-prototipo che del modello di business necessario per l’ingresso nel mercato.

Questa è, in estrema sintesi, l’essenza del mio lavoro; con l’esperienza ho capito, però, che essere Innovation Manager vuol dire soprattutto saper collaborare con un gran numero di persone coinvolte nello stesso progetto e provenienti da ambienti diversi quale quello più strettamente scientifico o quello manageriale ad esempio.
Con il tempo ho imparato che è fondamentale creare un vocabolario (almeno) “bilingue” in grado di tradurre in linguaggio business (la lingua madre degli investitori) delle formule scientifiche (l’idioma preferito dagli innovatori) anche molto complesse a volte e allo stesso tempo educare, in qualche modo, l’innovatore completamente acerbo al mondo del business attraverso un percorso il più possibile personalizzato.”

Come si diventa Innovation Manager: qualche dritta!

“Difficile definire un vero e proprio percorso e non credo esistano delle ricette predefinite; avere un background (accademico o anche professionale) tecnico-scientifico aiuta molto nell’individuazione delle tecnologie più innovative, soprattutto in una realtà come Day One in cui il focus è tutto su startup e progetti di ricerca cosiddetti deep-tech.
Certamente occorrono qualità che sono fondamentali in qualsiasi attività professionale si svolga ovvero:

– precisione nello svolgere le proprie mansioni:
– 
puntualità nel rispettare scadenze dettate dal cliente e/o da altri enti esterni;
– flessibilità nel saper gestire ambiti diversi tra loro come quello scientifico e quello più strettamente economico;
– forte predisposizione ad imparare continuamente anche se questo significa smontare quello che era una certezza fino ad un attimo prima.

Credo che la dote principale fra tutte debba essere la curiosità nei confronti del mondo delle tecnologie, un interesse sempre vivo e ad ampio spettro che permetta di essere sempre al passo (o magari anticiparlo anche, perché no?) con l’innovazione, qualunque campo essa permei. Se dovessi dare un suggerimento? Siate un po’ visionari (sì lo so che fa molto Steve Jobs :-D) anche se qualcuno può prendervi per pazzi, ma guardate dove altri non guardano perché è lì che si nasconde la novità.

Come diciamo sempre noi in Day One: if you want to innovate, CHANGE EVERYTHING!”